giovedì, novembre 09, 2006
Nano pausa, micro lettura TRASLOCA
Ora mi potete trovare qui. Ho comprato una casa più grande!
;-)
 
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lunedì, ottobre 30, 2006
Il report sbagliato
di Slawka G. Scarso

Trattiene il fiato.
Controlla
Da ogni lato.
Osserva nascosto,
- nessuno lo vede -
A tutto, è disposto,
E intanto si chiede:
“Ma perché
ho sbagliato?
Perché non ho riletto?
Non ho controllato?”
Il capo è preso
Da tutt’altre faccende
Neppure ha compreso
Che tira aria di ammende.
Il report sbagliato
Gli giace a un lato
Da altre carte celato
Non l’ha neppure notato.
Poi il telefono squilla:
È il direttore Scintilla.
Appena il capo esce
L’altro l’occasione ghermisce.
In punta di piedi,
Ecco, lo vedi?
Corre, schiva,
E alla scrivania
Infine arriva.
Il report rimpiazza,
Si gira, si affretta,
E giù a terra stramazza,
In caduta perfetta,
Di quelle che tutti,
Per anni a venire
Dalle risate distrutti
Amerebbero narrare.
La signora Maria
In silenzio da primato
Addetta alla pulizia
La cera ha appena passato.
“Oddio mi scusi”
Con gesti profusi,
Maria giustifica il danno
Dell’inconsapevole inganno
Mentre l’autore cascato
Esce col report errato
Un gomito spezzato
Ma il posto salvato.
 
posted by Unknown at 12:25 PM | Permalink | 1 comments
domenica, ottobre 22, 2006
Dovunque sei
di Slawka G. Scarso

Vicini,
Solo per poco,
Ci ha posto
L’universo

Assegnandoci
Con parsimonia
Uno scampolo di tempo
Sul quale ricamare
Una misera manciata
Di momenti vissuti
Insieme

Una matassa di seta
Con cui tessere
Il drappo incompiuto
Della nostra storia

E un filo infinito
Che ora unisce me a te.
Dovunque sei.
 
posted by Unknown at 4:19 PM | Permalink | 1 comments
venerdì, ottobre 20, 2006
Foto gruppo a Montalcino

Foto ricordo del weekend passato con i vecchi compagni di uni.
 
posted by Unknown at 10:30 AM | Permalink | 0 comments
martedì, ottobre 17, 2006
Corrono le nuvole
di Slawka G. Scarso

Corrono veloci le nuvole
Lungo le colline.
Ombre che rapiscono
Sole-colore
Poi subito
Lo rendono
Al giallo dei campi
Al rosso dei tetti
Al verde delle persiane
Dei casolari.
Senza bagaglio
Proseguono rapide
Alla ricerca di
Altre nuvole,
Lontane, chissà dove.
 
posted by Unknown at 12:14 PM | Permalink | 4 comments
domenica, ottobre 15, 2006
In abito scuro
Dedicato a quei ladri str**** che m'hanno svaligiato casa.

In abito scuro,
Avete fatto il vostro
Silenzioso ingresso,
Per festeggiare
Una casa vuota
Che non v’appartiene.

Potrei rispondere
Celebrando il funerale
Della vostra coscienza,
Ma non merita
Alcuna sepoltura.
 
posted by Unknown at 6:29 PM | Permalink | 0 comments
mercoledì, ottobre 11, 2006
E' nato: Il Pendolo n. 0
Con una candelina numero zero sulla torta, la settimana scorsa abbiamo festeggiato la nascita della rivista "Il Pendolo" - uno dei progetti più belli che mi sia mai capitato di portare avanti. La Rivista (freepress a partire dal numero 1, il numero 0 l'abbiamo autofinanziato) è una delle iniziative più importanti del Circolo Letterario Bel-Ami, un progetto al quale abbiamo dedicato tante e tante ore (magari rubate al sonno) ma i risultati si vedono: è bella esteticamente e ricca nei contenuti. E non lo dico solo perché ogni scarrafone...

Vabbè, eccomi qui che festeggio con la rivista in mano. Le altre foto della presentazione sono qui con tutto il resto del gruppo. Una delle cose più belle credo sia il fatto che nessuno di noi si conosceva prima dell'inizio del progetto, ma che invece durante questi mesi sono nate delle belle amicizie. Se qualcuno navigando si dovesse appassionare all'iniziativa, il Circolo è sempre aperto ai nuovi iscritti e la Rivista alle nuove collaborazioni.
 
posted by Unknown at 9:12 AM | Permalink | 3 comments
domenica, ottobre 08, 2006
Un sabato mattina - I love shopping
di Slawka G. Scarso

Corrono, bambini sfuggiti
alla mano dei padri
In appartamenti rifiniti:
Tutto! in 25 metri quadri.

Signore con le amiche
Parlano e girano tra i materassi
Confrontandosi sui formati,
Aggiornandosi sui pettegolezzi.

Intanto sulla lista
Inseriscono reparto e scaffale
Del mobile di plastica
Che vogliono acquistare.

Studenti lontani da casa
Qui fanno la spesa
Con la speranza di ricreare
Un ambiente loro, se non familiare.

Per coppie che ancora non osano
Parlare di convivenza
Il giudizio su un tavolo
Acquisisce infinita importanza.

Per altre più consolidate,
Sposate già da un po’
Vasi e candele colorate
Sono solo suppellettili per il comò.

Ma come definire tutto questo?
Esperimento antropologico
senza pretese,
O semplice mobilificio svedese?
 
posted by Unknown at 6:23 PM | Permalink | 1 comments
mercoledì, ottobre 04, 2006
Nuvole al tramonto da casa mia

 
posted by Unknown at 7:07 PM | Permalink | 0 comments
venerdì, settembre 29, 2006
Il Cammino di Santiago prosegue (e ti segue) anche quando torni a casa
Oggi per la prima volta ho incontrato una delle persone conosciute lungo il Cammino, Francesca. Ci siamo conosciute quando eravamo entrambe alla fine del nostro percorso, in una trattoria di Finisterre, un giorno prima del mio ritorno a Roma.
Io stavo scrivendo il mio diario di viaggio, lei era appena arrivata a Finisterre in pullman col suo ragazzo. Poche battute scambiate così, da un tavolo all'altro. Un incontro che nella sua brevità poteva sembrare che valesse meno di quelli fatti con le persone con cui ho condiviso giorni e giorni di Cammino. Eppure sul Cammino la quantità del tempo passata insieme vale ancora meno che in altre situazioni. Una frase pronunciata da una persona che non vedrai mai più ti rimane nel cuore e lì resta, affiorando nuovamente quando meno te l'aspetti.

Questi ultimi giorni sono stati strani. Non nascondo di aver messo in discussione il Cammino (o meglio gli effetti che ha avuto su di me), anche se un po' me ne vergogno. Come si può mettere in discussione il Cammino?

Eppure oggi è successa una cosa stupenda, perché proprio quando stavo mettendo in discussione il bene che mi ha fatto questa esperienza, ho incontrato nuovamente Francesca, e parlando con lei ho sentito nuovamente quelle sensazioni provate lungo la via, quella forza interiore che non sapevo di avere. Il mio amico Marco diceva che il Cammino ti dà tutto quello di cui hai bisogno - se hai fame trovi un cesto di frutta per i pellegrini, se stai giù trovi un sorriso - così oggi che avevo bisogno di incontrare qualcuno che mi facesse nuovamente rivalutare questa esperienza quella persona è arrivata.
Il Cammino di Santiago prosegue (e ti segue) anche quando torni a casa.

PS Grazie Francesca!
 
posted by Unknown at 2:00 PM | Permalink | 2 comments
All right, all right, I'm moving out
I know I've been saying this for ages now. Whenever I hear from someone lately and mention about my flat, the only response I get is "Why, haven't you moved there yet?". Well, no I haven't. For many reasons, including the fact I've spent most of the summer away, plus when I finally came back I left again, though only at the weekends. And when is someone supposed to move out if not at the weekend? On top of that, the couple from downstairs hadn't moved in yet either, so I would have had to be alone in the entire building. Not a pleasent thought for Miss I'm scared of everything except walking in a wood at night (but, oh, how much I prayed that time!). Now that they've moved, however, I can hear them coming back home every night, and I've already become pleasantly accustomed to the new sounds in the building.

Something has changed too, I noticed it tonight. So far, I've been working from my new home during the day, whilst sleeping back at my "old home" at night. Tonight, however, as I was switching off my laptop, I felt I was sorry to leave my home. I felt I would miss the comfort of my new place. So I'm happy this weekend I should end the moving out...
 
posted by Unknown at 12:13 AM | Permalink | 0 comments
mercoledì, settembre 27, 2006
Sono solo coerente
di Slawka G. Scarso

Promettimi che di me
Non ti innamorerai.
Innamorarmi io?
Tranquillo, non sia mai!
Poi vennero
Le lunghe passeggiate in riva al mare
I pomeriggi passati a chiacchierare.
I baci a volte rubati
Gli abbracci infiniti.
I mesi cominciarono a passare,
Ogni gesto dell’altro
Diventava dolcemente familiare,
E scattò quel meccanismo
Per cui a volte
Conoscere vuol dire amare.
E un giorno finalmente,
Come non mi ami? Chiese lei
Quanto c’è stato allora per te
Non significa niente?
Non è cresciuto in te
Nessun sentimento travolgente?
Da te volevo un’amante,
Lui rispose,
Sono solo coerente.

Foto di Angela W.
 
posted by Unknown at 1:25 PM | Permalink | 0 comments
martedì, settembre 26, 2006
Ingrato - Reprise
Il Reprise l'aveva usato anche George Micheal ai tempi di Listening Without Prejudice Vol II.
Ora lo "uso" anch'io. La differenza in fondo c'è.

Ingrato - Reprise
Mi chiedi di saltare
Nel vuoto. Salto.
Con la mano nella tua
Ma salto.
Mi chiedi di partire
Verso obiettivi lontani
Su una nave senza prua.
Con te, parto.
Mi chiedi di lasciare
Ogni mia sicurezza.
Tutto,
Per te, lascio.
Mi chiedi una risata
Quando la felicità
Sembra passata.
Te la porgo.
Senza batter ciglio
Tu l’agguanti
Poi pago, il mio cuore
Contro un muro
Schianti.

E ora, pieno
Di rimpianti
Vorresti pure dormire?
Ma vai a cagare.
 
posted by Unknown at 5:50 PM | Permalink | 2 comments
Ingrato
di Slawka G. Scarso

Mi chiedi di saltare
Nel vuoto. Salto.
Con la mano nella tua
Ma salto.
Mi chiedi di partire
Verso obiettivi lontani
Su una nave senza prua.
Con te, parto.
Mi chiedi di lasciare
Ogni mia sicurezza.
Tutto,
Per te, lascio.
Mi chiedi una risata
Quando la felicità
Sembra passata.
Te la porgo.
Senza batter ciglio
Tu l’agguanti
Poi pago, il mio cuore
Contro un muro
Schianti.
 
posted by Unknown at 3:30 PM | Permalink | 0 comments
lunedì, settembre 25, 2006
Logorroica

Carriole
Di parole
Vagonate
Di cavolate
Parla, parla
E dal palco
Non c’è verso
Di schiodarla.
Senza cura
Della platea
Si assicura
Che nomea!
C’è chi tossisce,
C’è chi sbadiglia,
Lei non capisce,
La pazienza s'assottiglia.
Dal fondo una voce
“Che croce!
Vai a casa!”
Risponde l’oratrice:
“Mi avete malintesa!”
“Malintesa?
E chi più t’ascolta?
Saranno tre ore
Che l’attenzione
Te l’abbiamo tolta!”

Foto di José A. Warletta
 
posted by Unknown at 12:13 PM | Permalink | 0 comments
sabato, settembre 16, 2006
Something in English
I've decided to post something in English from time to time. It seems right towards those who know me but don't understand any Italian.
I moved quite a lot of stuff to my new home today. It wasn't easy because it's been pouring with rain almost all day, so it was a matter of seizing the right moment, and then just run - or do whatever is similar to running when you're holding bags and bags bursting with books or clothes.
During a coffee break, we spent some time on the tiny veranda. The view from there is something extrordinary: the house is uphill and as the rest of the area is flat until the sea, there's nothing to stop the eyes till they "touch" water. What impressed me today was watching the clouds passing by, as the wind blew northwards. Clouds full of rain that seemed to blend with the ground, kilometres away from my home, leaving a silvery-blue sea behind it. They didn't get to us, they were blowing in front of us as if we were watching something passing by on the television screen.
 
posted by Unknown at 12:22 AM | Permalink | 0 comments
venerdì, settembre 15, 2006
Sulle scale della metro
Sulle scale della metro
Per non rimanere indietro
Una vecchina
Chiese una mano
Appoggiando l'altra al corrimano.
Subito si offrì una ragazza
Minuta ma bellina
Non curandosi della stazza
Imponente della vecchina.
Un passo, poi un altro
La vecchina prese sicurezza
E decise di allungare il passo
Senza avvertire la ragazza.
Ma con quella stazza
La ragazza
Essendo minuta ma bellina
Non riuscì a trattenere la vecchina!
E giù per le scale,
In un capitombolo colossale
Finirono la vecchina
E la ragazza minuta
Ma bellina.
 
posted by Unknown at 10:35 AM | Permalink | 0 comments
giovedì, settembre 14, 2006
Tramonto
Ieri sono stata in centro, in un albergo di Via Veneto, per una degustazione. A parte i dettagli sui vini degustati, di cui non ho intenzione di parlare qui, ho visto un tramonto da togliere il fiato. Dalla terrazza di questo albergo a Via Veneto, mi sono trovata di fronte a una vista splendida: mentre il sole si apprestava a tramontare avevo davanti a me, ben visibili, quasi accarezzabili, San Pietro da una parte, il monumento a Vittorio Emanuele dall'altra. E più in là il verde di Villa Borghese.

Quando ormai arrivata a Fisterra avevo detto che mi era tornata voglia di tornare a casa nessuno sembrava capirmi. Ma io stavo per tornare a Roma - e zone limitrofe. E lo sapevo.
 
posted by Unknown at 11:13 PM | Permalink | 0 comments
domenica, settembre 10, 2006
Settembre al mare con mistero
Sul bagnasciuga vedo
Sassolini levigati dal mare
Svelati da onde
Che si vanno a ritirare,
Primi passi di ex lattanti
Cancellati da orme di grandi bagnanti,
Due ciabattine che guardano il mare,
Ma nessuno in acqua a nuotare.
 
posted by Unknown at 10:45 PM | Permalink | 0 comments
Cammino di Fisterra
Lo so, lo so, ancora non ho finito di pubblicare le foto del Cammino di Santiago e già pubblico quelle di Fisterra... vabbè, comunque, ecco il link!
Besos!
Slawka
 
posted by Unknown at 10:00 PM | Permalink | 0 comments
venerdì, settembre 08, 2006
E le foto sono online...

versolanebbia
Originally uploaded by nanopausa.
Almeno un primo batch. Alla fine le pubblico senza protezione... così le possono vedere tutti. In teoria però non si possono scaricare, quindi se a qualcuno interessa - ovviamente mi riferisco spt ai compagni di viaggio - contattatemi come sapete e vi invierò una versione in DD (Definizione Decente)

Ecco il link alla mia pagina su Flickr
 
posted by Unknown at 10:43 AM | Permalink | 0 comments
mercoledì, settembre 06, 2006
Prime foto e un po' di statistiche
Che fatica mettere online le foto! Per motivi di privacy le foto sono protette da password. In queste prossime ore manderò a destra e manca inviti ad amici e pellegrini (se qualcuno di voi fosse stato tagliato fuori per errore, sapete come contattarmi!)... Nel frattempo indico alcune statistiche del viaggio e qualche considerazione sul Cammino:
  • oltre 250 km (fino a Santiago) + quasi 90 km (fino a Fisterra)
  • 14 giorni di Cammino religioso (fino a Santiago) + 4 di cammino pagano (fino a Fisterra)
  • 2 vesciche: 1 grande, 1 più piccola (dicono che le vesciche sono i peccati da espiare ;-) )
  • 0 tendiniti
  • 0 pizzichi di zecche e pulci
  • 1 autobus preso (da Negreira a Pereira - e poi a piedi fino a Maronas, sul Cammino di Fisterra - sul Cammino di Santiago MAI)
  • 2.000.000 di mosche viste
  • 1 coprizaino dimenticato in albergue
  • 1 concia (conchiglia) trovata sulla spiaggia di Langosteira - piccola ma originale!
Ho lasciato un pezzettino di cuore lungo il Cammino. Un sassolino che qualcuno prenderà un giorno, dal suo punto di partenza, e porterà con sé. Ho lasciato anche un pezzettino di cuore a tante delle persone incontrate, e uno un po' più grande ora sta in una città del nord. Per ora non lo rivoglio indietro, grazie.
Ho rischiato anche di lasciare un pezzo di gamba attaccato alla bicicletta di un ciclista che voleva a tutti i costi fare il Cammino "vero" - e non la pista ciclabile - malgrado fango e rocce - e quasi mi cascava addosso. Niente paura, lui non s'è fatto nulla: eravamo in salita e andava a 1km/hr!!!

Il Cammino ti cambia? A "tiepido" (sono appena tornata, su!) direi di sì: oggi guidando per Roma non solo non me la sono presa quando mi hanno tagliato la strada, ho sorriso!
 
posted by Unknown at 11:59 PM | Permalink | 1 comments
Bota Fumero
In attesa di riuscire a mettere online le foto del Cammino di Santiago, pubblico via YouTube il video del Bota Fumero... Al termine Messa dei Pellegrini che si tiene a Santiago de Compostela la domenica (e quando un gruppo di pellegrini fa un'offerta al Bota Fumero) viene fatto volteggiare nelle navate laterali un enorme incensiere. In origine serviva a coprire l'"essenza di pellegrino" che tipicamente si disperdeva in tutta la cattedrale.

Inutile dire che durante questa cerimonia mi sono messa a piangere, e anzi mi sono messa a piangere pure ieri quando ho rivisto il filmato sul pc...

La Pellegrina Più Piagnona della Storia

 
posted by Unknown at 8:51 PM | Permalink | 0 comments
martedì, settembre 05, 2006
Tornata...
Con quaranta minuti di anticipo sul volo ieri sera sono rientrata in Italia. La commozione nel toccare terra e' stata incredibile... Nelle prossime ore conto di mettere online una selezione di foto del Cammino - una selezione, perchè le foto sono davvero tante. Per il momento pubblico questa, che mi ritrae da pellegrina, a 100 km esatti da Santiago.
E ora vado a fare il bucato, con un cocktail diabolico di detersivi, additivi antibatterici, disinfestanti, additivi profumanti - il pellegrino, di regola, non profuma...
Besos, a dopo!
 
posted by Unknown at 11:23 AM | Permalink | 2 comments
domenica, settembre 03, 2006
Che compleanno...
Ieri il mio compleann0 e' stat0 cosi' divers0 dai precedenti che difficilmente si p0tra' ripetere. Del rest0 chi pu0' dire di essere arrivato alla Fine del M0ndo per i su0i 29 anni?
D0p0 12 km in mezz0 alla nebbia c0n la certezza di nn essermi persa s0l0 perche' sentivo sempre il rum0re del mare sulla sinistra, s0n0 arrivata a Fisterra, d0ve mi aspettava Marta, una pellegrina spagn0la c0n0sciuta in questi gi0rni, c0n una fetta di torta di mele per celebrare! E nell'albergue de pelegrin0s h0 trv0vat0 un'altra t0rta, stavolta dell'hospitalero precedente. sempre per me, e mi hanno accolto cantando Feliz c0mpleann0. Il resto del c0mpleann0 l'h0 passat0 in gir0 per il paese, e p0i su al far0, ad aspettare il tram0nto bruciand0 i vestiti vecchi c0me vu0le la tradizi0ne. I pellegrini che arrivavan0 alla fine del mondo bruciavan0 ci0' che rimaneva dei vestiti log0ri e c0mpravan0 abiti nu0vi per t0rnare a casa.
Arrivata alla fine del cap0 di Fisterra e' stato stran0 rendermi c0nto che piu' in la' davver0 n0n p0tev0 camminare... per l'ennesima v0lta in quest0 cammino mi s0n0 sentita picc0lissima, e al temp0 stesso grande, perche' ci s0n0 arrivata c0n i miei piedi s0ltant0. h0 chiamato la persona che piu' avrei voluto avere accanto a me in quel m0ment0, e pensato piu' di quant0 non avesse chiest0 all'amico che e' t0rnat0 da qui per me.
Il resto rimane nel mio diario.
E domani si torna.
 
posted by Unknown at 11:10 AM | Permalink | 0 comments
venerdì, settembre 01, 2006
190.it Servizio e-mail via SMS

L'OCEANO!

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posted by Unknown at 10:20 AM | Permalink | 0 comments
giovedì, agosto 31, 2006
190.it Servizio e-mail via SMS

Paese deserto, neppure un negozio. Cena con zuppa fatta dai volontari, pane e frutta. Caldo e febbre. Domani forse oceano in vista.

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posted by Unknown at 7:39 PM | Permalink | 0 comments
mercoledì, agosto 30, 2006
Di nuovo in cammino
Verso la fine del mondo. Tra boschi incendiati, calpestare terra e cenere, inebriata dal profumo dell'eucalipto. -70 a Finisterre
 
posted by Unknown at 4:55 PM | Permalink | 0 comments
lunedì, agosto 28, 2006
Santiago da pellegrina "vera"
Sono entrata in cattedrale con lo zaino pieno di orgoglio. Tra le orde di pellegrini che scendono dai pullman, e' bello sapere di essere arrivati con i propri piedi e basta.

Temevo di sentirmi persa, di nuovo in una grande citta', e invece bastava fermarsi un poco nell'immensa piazza in cui si trova la cattedrale per incontrare altri pellegrini conosciuti lungo il Cammino, compagni di viaggio per un attimo o per qualche giorno. Abbracciarsi e complimentarsi commossi per essere riusciti, malgrado acciacchi, infortuni, pioggia o calore a raggiungere la meta.
Per alcuni il Cammino finisce oggi, per me riprendera' dopodomani alla volta di Finisterre. Per tutti il Camminio non finisce ne' oggi ne' tra una settimana, continua anche a casa.
 
posted by Unknown at 11:29 PM | Permalink | 0 comments
Arrivata

Arrivata a Santiago. Fiumi di lacrime, un compagno di viaggio con i fazzoletti. Basteranno 255 km a piedi per le mie preghiere?

 
posted by Unknown at 11:31 AM | Permalink | 0 comments
domenica, agosto 27, 2006
la vedo!!!
Sono arrivata oggi all'ora di pranzo a Monte do Gozo, dove nel 1989 Giovanni Paolo II ha celebrato la Giornata Mondiale della Gioventu'. Strano essere qui per una che viene da Castel Gandolfo...
Il Cammino di oggi e' stato davvero tranquillo, il che ci voleva dopo l'ammazzata di ieri - 30 km! ancora non ci posso credere. Mancano solo 5 km a Santiago, e infatti da questa collina la citta' si vede bene, ma visto che arrivero' comunque con 5 giorni di anticipo, non me la sentivo di arrivare subito. Ho deciso quindi di prendermi questo pomeriggio per tirare le somme di questo viaggio, e prepararmi mentalmente all'arrivo con la meta giá in vista...
Giá oggi durante il cammino, in mezzo a un bosco di eucalipto mi chiedevo che cosa mi ha dato questo viaggio, e se e' servito a qualcosa... ma le risposte non le anticipo!
Cosa faro' arrivata a Santiago considerando che mi manca ancora una settimana prima del volo? Credo che dopo un paio di giorni di svago riprendero' il cammino per arrivare a Fisterra-Finisterre... a vedere l'Oceano. Se tutto va bene dovrei arrivare lí per il mio compleanno. Con chi lo passero'? Boh, qualche pellegrino ci sara' pure li', dopo tutto non sono l'unica che decide di proseguire!
Besos!
Slawka
 
posted by Unknown at 3:37 PM | Permalink | 0 comments
sabato, agosto 26, 2006
Superare se stessi

30 km percorsi solo oggi, sul finire pensavo di non farcela: ma volevo sentirmi una pellegrina macina-km anch'io. -21 a Santiago.

 
posted by Unknown at 3:52 PM | Permalink | 0 comments
venerdì, agosto 25, 2006
Santiago e' sempre piu' vicina...

Cammino sola, silenzio rotto dai miei passi e dal rumore della pioggia sulle foglie di castagno, noce, eucalipto. 51 km a Santiago.

 
posted by Unknown at 8:18 PM | Permalink | 0 comments
giovedì, agosto 24, 2006
Oddio... ma dove sono?
A forza di accorpare tappe rispetto a quanto preventivato quando ero a Roma non mi ricordo piu' dove sono! Mi tocca guardare la credencial per capire dal timbro (sello) in quale citta' mi trovo.
Oggi tappa lunghissima, la piu' lunga da quando ho cominciato: 26 chilometri, e li sento tutti, soprattutto nel piede destro. Rispetto a quanto hanno camminato gli altri faccio ridere lo so, ma come dicono tutti, ognuno ha il suo Camino.
Oggi insomma ho corso dietro a Marco (conosciuto un paio di giorni fa a Sarria quando il destino ha voluto che dormisse sul letto sopra al mio - unico altro italiano nell'albergue municipal) e Lucia, che Marco - che ha cominciato il Camino da San Jean conosce praticamente dall'inizio del viaggio. Tutto un altro allenamento rispetto a me.
Purtroppo per un buon tratto il Camino e' corso accanto alla strada statale, la carretera - meno bello del sentiero "vero". Poi sono arrivati tratti in mezzo a boschi di conifere, e addirittura eucalipto. Tutto sommato un bel cammino quello di oggi, ma alla fine ero distrutta.
Mi sono pero' resa conto di quanta forza ti puo' dare camminare con altre persone, anche se sono in generale un fan della camminata in solitaria. A tirarmi su, a spronarmi ad andare avanti, c'erano sempre Marco e Lucia, con l'entusiasmo di chi il Cammino se l'e' fatto davvero tutto, e con qualche piccola "bribe", un fiore raccolto a sorpresa, un cornetto algida arrivato anche questo a sorpesa dopo che avevo chiesto - gli occhi della disperazione a parlare piu' delle parole - una pausa di 5 minuti...
Domani credo che riprendero' da sola pero'. Marco ha gia' proseguito e Lucia va oltre Melide, a 15 km da qui, dove intendo fermarmi io. Col Camino e' cosi': ti incontri, passi un po' di tempo insieme, ti lasci, ti ritrovi...
 
posted by Unknown at 7:24 PM | Permalink | 0 comments
mercoledì, agosto 23, 2006
Arrivo a Puertomarin
Oggi doveva essere una giornata tranquilla, solo 11 km dopo un po' di giorni piu' intensi del solito... e invece niente. Arrivata a Ferreiros da Sarria, mi trovo davanti all'ostello dei pellegrini un avviso con scritto che quelli che venivano da Sarria erano pregati di arrivare a Puertomarin per lasciare il posto a chi veniva da piu' lontano visto che l'albergue era piccolo.
Sul Cammino ogni giorno si cambia programma, perche' e' il tuo fisico che te lo dice, o la tua testa. Ma quando il programma cambia perche' c'e' un avviso, e' un'altra storia.
Sul momento non me la sentivo proprio, e m'e' preso un attacco di panico. Poi ho incontrato un amico di Madrid, Paco, che mi ha detto di fare il tratto con lui e altri spagnoli. Dopo poco ho ripreso coraggio, e fatto altri 10 km. Totale 21 km, non programmati. Il Cammino ti mette ogni giorno alla prova, e sul Cammino ogni giorno metti alla prova te stesso, trovi nuovi limiti che non sapevi di poter raggiungere. E magari c'e' pure un pellegrino che ti aiuta.
 
posted by Unknown at 3:16 PM | Permalink | 0 comments
martedì, agosto 22, 2006
Galizia

Secondo giorno in Galizia, di nuovo sola: boschi tetri, nebbia spettrale, verde delizia per gli occhi. E poi mucche mucche mucche.

 
posted by Unknown at 3:24 PM | Permalink | 0 comments
venerdì, agosto 18, 2006
Pereje
A Pereje. Questo posto e' davvero in mezzo al nulla. Ad attraversare il borgo ci vorranno si' e no tre minuti contati. Eppure mi ha fatto troppo ridere un ragazzino locale seduto davanti casa col suo notebook che alzava lo sguardo solo per vedere i pellegrini che passano... Per giunta continua a piovere quindi e' ancora piu' noioso.
Giornata particolare questa, con un paio di aneddoti di cui ne anticipo uno. Uscita dal paese di Cacabelos, sono passata per un altro paesino minuscolo, Pieros. Qui c'era un'antichissima chiesa del 1086. Per visitarla occorreva deviare per un buon pezzo, e siccome erano le 730 e apriva alle 10 ho preferito evitare. Poi pero' da un altro punto le indicazioni dicevano che mancavano solo 200 metri, e c'ho ripensato, camminando lungo una stradina con villette e palazzine su entrambi i lati. Ad un certo punto due cani mi sono corsi incontro abbaiando a piu' non posso. Col bastone telescopico e gridando "via via" sono riuscita a fermarli. E me ne sono tornata indietro riuscendo a vedere da li' solo il tetto della chiesa. Mentre risalivo verso il Camino, una signora di una casa vicina si e' affacciata alla finestra e mi ha chiesto se avevo avuto paura dei cani. Mi ha detto che erano tranquilli (credo, parlava in spagnolo ovviamente!) e ho risposto che avevo troppo paura... cosi' lei si e' offerta di accompagnarmi! Ma quanto era carina! Ovviamente non ho voluto disturbarla, non erano ancora le otto e cmq la chiesa era ancora chiusa, le ho detto, e cosi' ci siamo salutate e tutto sommato devo dire che anche se la chiesa non l'ho vista, provarci, per questo incontro, ha avuto molto piu' valore.
 
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giovedì, agosto 17, 2006
giornata no...

giornata no: ho lasciato il coprizaino a ponferrada e ora piove a dirotto. Speriamo che me l'abbiano mandato con i ciclisti...

nota del pomeriggio. Il tempo e' migliorato, ora un po' di sole c'e'. Certo il coprizaino e' scomparso nel nulla. Pensavo che le due signore con cui avevo fatto gli ultimi due giorni di viaggio, sapendo dove ero diretta - loro sono ripartite oggi per Santiago in pullman - me l'avessero mandato con i ciclisti. Ho provato a chiamare qualche albergue dos pelegrinos, ma nulla. Nessun coprizaino nero.

Vabbe', speriamo che il poncho usa e getta che mi sono comprata nel frattempo regga questa perturbazione - a quanto pare ne avremo ancora per un paio di giorni, e ora per giunta si sale pure... raggiungero' nel giro di due giorni i 1300 metri - anche se il punto piu' alto e' stato alla Cruz de Fierro - 1524 m slm... un bel freschetto ;-)

 
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mercoledì, agosto 16, 2006
190.it Servizio e-mail via SMS

50 km, su sentieri argillosi, sabbiosi, sassosi. Colline dolci e dislivelli impietosi. Sola sul cammino, nuove conoscenze all'arrivo.

 
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domenica, agosto 13, 2006
si inizia

Tra montagne- dromedario e la fine delle mesetas arrivo ad astorga. Commossa vedendo il 1o pellegrino lungo il Cammino. Domani io.

 
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venerdì, agosto 11, 2006
A passo di lumaca, parto.
Lo zaino pesa troppo - 7,5 chili ma di più non so cosa togliere... Certo, un po' di panico c'è - e ora ci si sono messi pure gli incendi in Galizia - ma lo spirito è pronto, di sicuro più del fisico. Ed è questo quello che conta no?
Che cosa troverò lungo la strada? Riuscirò a capire qualcosa in più di tutto quello che mi passa per la testa?
Come sarò quando tornerò? Cambiata? Sempre uguale ma con i piedi ridotti uno schifo? Oppure cambiata ma solo fino al momento di rientrare nell'amata routine?
 
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mercoledì, agosto 09, 2006
Manca poco... Tre giorni appena e si parte alla volta di Santiago.
Queste due settimane da quando sono tornata a Roma sono state a dir poco frenetiche. Il lavoro da finire prima di ripartire, le cose da "impostare" per settembre, gli ultimi "allenamenti", le spese dell'ultimo minuto da Decathlon sabato scorso - per fortuna che le cose più importanti le avevo già comprate perché da Decathlon non era rimasto più nulla di quello che mi sarebbe servito... oppure non si vedeva dietro il fiume di gente che aveva invaso il negozio?
E poi ancora una visita in farmacia a comprare medicine e similia, l'acquisto dei (2) notebook della Moleskine, che fa molto Bruce Chatwine, qualche occhiata di tanto in tanto al vocabolario italiano-spagnolo, con frasi utili per il viaggiatore. E tanto, tanto ancora. Ma ci siamo, e se non altro mentalmente e spiritualmente, mi sento pronta.
Almeno credo.
 
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martedì, agosto 01, 2006
Prove tecniche di invio post via sms riuscite!
Sono già un po' più pronta per il Cammino di Santiago.
Meno 11 giorni alla partenza...
 
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190.it Servizio e-mail via SMS

messaggio prova via sms in vista del Cammino di Santiago.

 
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venerdì, luglio 28, 2006
Dulcis in fundo... visita alla famiglia
In Polonia non ho più molti parenti. La maggior parte della famiglia, per motivi politici, non è rientrata in Polonia alla fine della guerra, e ora vive a Londra. Un po' per via di mio nonno e di Katyn, un po' perché dalla parte di mia nonna non avevano più una casa visto che dopo la guerra la Polonia da cui venivano loro è passata all'Ucraina.
A Knurow però, non lontano da Gliwice, ho ancora un po' di famiglia. Sono stata lì mercoledì, ospite di una mia cugina di 3° grado, credo, Elzbieta. Elzibieta ha 4 figli stupendi, simpaticissimi, che mi chiamavano "Ciocia" zia... !!! Oddio, nessuno mi aveva chiamato mai Ciocia (e neppure zia...).
Elzbieta mi ha portato a vedere ogni posto dove era stato mio nonno: la prima casa dove avevano abitato, quella dove si sono trasferiti successivamente, le scuole dove era andato, l'ufficio postale, la chiesa... tutto. E' stato bellissimo, e per un viaggio in cui ho sentito tantissimo la mancanza di mio nonno - che ci ha lasciati lo scorso febbraio - credo che non potessi sperare in una conclusione migliore.
Knurow, nella sua parte vecchia, sembra un posto d'altri tempi. Le casette delle "kolonie", costruite lì per le famiglie dei minatori - e in generale l'architettura della cittadina ti catapultano in un'atmosfera da vecchi racconti... mi sembrava quasi di vedere mio nonno che da ragazzino tornava a casa dalle vacanze, finito il collegio.
Ho chiacchierato a lungo con sua sorella Malgosia (Margherita). Un tipo vivace, sull'ottantina passata, che ci ha preparato una torta alle fragole squisita. Mi ha raccontato di quando mio nonno era ragazzino, della mia bisnonna, di tutta la famiglia. E' strano come con la famiglia, non ti sei mai visto (io e Ciocia Malgosia ci eravamo parlate per telefono una volta nove anni fa), e comunque senti un legame.

Foto 1 la prima casa della famiglia di mio nonno a Knurow. Foto 2 la miniera di carbone.
 
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In "pellegrinaggio" a Czestochowa
Lasciamo stare l'incidente di Katowice. Questi ultimi due-tre giorni in Polonia sono stati eccezionali. Intensi. Indimenticabili.
Martedì, visita a Czestochowa, a prendermi una bella benedizione prima del Cammino di Santiago... Czestochowa è una città luminosa, piena di positività. In netto contrasto con la realtà industriale di Katowice - sebbene lungo il tragitto in treno io abbia perso il conto delle miniere di carbone...
Il santuario di Jasna Gora è un posto così pieno di spiritualità e di emozioni che dopo averlo visitato non è difficile capire come mai vengono in pellegrinaggio qui da ogni parte della Polonia (e non solo). Cercherò di parlarne in poche righe pur sapendo che se è già difficile parlare di queste cose, figuriamoci quando si cerca di sintetizzare delle emozioni così particolari...

Come già altre volte (a Loreto, a Lourdes...) ho vissuto dei momenti che difficilmente dimenticherò. A Loreto, in un periodo in cui mi ero allontanata, in un periodo di scetticismo, mi sono riavvicinata senza neppure sforzarmi di farlo, tanto era forte il senso di spiritualità, e la forza delle preghiere fatte prima di me nella cappella della Madonna. Una spiritualità quasi palpabile.
A Lourdes è stato diverso. Mi ricoderò di Lourdes forse perché, come è accaduto a tante altre persone, lì ho avuto una vera e propria ispirazione, riuscendo a vedere davanti a me qual è il mio percorso futuro e cosa potrei fare per gli altri (non sto a dire qui cosa ho "visto", ma ammetto che la parte difficile poi sta ovviamente nel mettere in pratica tutto questo giorno dopo giorno).
Infine, a Czestochowa, come mai prima d'ora ho lasciato le mie preghiere, affidando i miei problemi alla Madonna. "Questi sono i miei problemi, mi affido a te". E sono uscita sentendomi davvero più leggera, il che di certo aiuterà lungo il Cammino di Santiago!
 
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martedì, luglio 25, 2006
News da Katowice
Ieri mattina ho lasciato Cracovia alla volta di Katowice, nella regione della Silesia.
Prime impressioni assolutamente orribili, considerato il fatto che poco ci mancava che venivo picchiata da un ubriaco a cui non bastava lo spazio che gli avevo lasciato lungo il corridoio del treno. Mi e' venuto addosso cominciando a gridare cose che non capivo, ad eccezione di una singola parola, che si pronuncia curva ma qui si scrive in un altro modo, e soprattutto vuol dire tr... Mi ha salvato un ragazzo della mia eta', anche lui ubriaco - girava con una bottiglia di estate' contenente birra - che gli ha detto che non ero di queste parti. L'ubriaco numero uno se ne e' andato via strattonando tutti gli altri che trovava lungo il passaggio.
Erano le 11 del mattino.


Hanno seguito: ricerca di un ufficio informazioni turistiche (inesistente); acquisto di mappa di Katowice; cammino di lunghezza accettabile alla ricerca dell'ostello (gia' prenotato); richiesta inizialmente senza successo di informazioni. Qui NESSUNO sembrava conoscere l'inglese, ne' tanto meno sapere che cosa e' un youth hostel... e dire che il schronisko (pare che cosi' si dica in polacco) fa parte dell'organizzazione internazionale degli ostelli.
E dulcis in fundo, una volta arrivata all'ostello c'e' stato il fatidico incontro con la pazzoide nostalgica dei tempi del soviet... ma di questo parlero' nei prossimi giorni perche' ora mi sta scadendo il tempo nell'internet cafe'.


PS le altre persone incontrate a Katowice, erano tutte carinissime e disponibili.
 
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domenica, luglio 23, 2006
Ecco che fine fanno i Wickett in Polonia...
Dedicato a un grande fan di Guerre Stellari...
 
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sabato, luglio 22, 2006
Gita lungo il Dunajec
Oggi gita lungo il Dunajec, il fiume che in molti punti segna il confine tra Polonia e Repubblica Slovacca (i bagnanti nella foto sono slovacchi a proposito). La gita sulle vecchie zattere di legno dura un po' più di 2 ore, e anche se l'avevo già fatta valeva davvero la pena ripeterla: i paesaggi sono splendidi.

Rispetto all'altra volta in cui ho fatto la stessa gita, siamo andati anche a visitare una piccola chiesa del 15° secolo, a Debno (si pronuncia Dembno). E' la chiesa parrocchiale di un paesino che ha più cicogne (vedi foto) che abitanti (appena 700). Un posto da togliere il fiato, con legno colorato sui soffitti secondo la tradizione gotica e un polittico raffigurante tra gli altri la Madonna e San Michele Arcangelo. Purtroppo era vietato fare foto all'interno, ma vedrò di scansionare le cartoline che ho comprato lì.
 
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giovedì, luglio 20, 2006
Esame più cugina
L'esame è andato bene, almeno credo. Tutto sommato le cose le sapevo fare, quindi salvo qualche immancabile errore di distrazione, ma soprattutto di spelling, dovrebbe essere andato bene. Vai a sapere poi perchè mi pongo il problema...

Oggi pomeriggio mi sono vista con una lontanissima cugina di qui: è la nipote del fratello di mio nonno. Ci siamo incontrate come fanno tutti qui a Cracovia, sotto il monumento di Adam Mickiewicz (Adamczek vedi foto) e abbiamo camminato per ore e ore e ore fermandoci ogni tanto a prendere una cosa da bere o da mangiare.
6 ore sempre insieme per due persone che non si sono mai viste prima... rischiosissimo ma... ci siamo troppo divertite. E' strano come certe volte si crei una sintonia immediata anche tra due persone che si sono sentite appena un paio di volte via email. Inutile dire che abbiamo parlato tutto il tempo in polacco... quindi dovrei pensare che sono già pronta per l'esame orale di domani, o no?

Beh, ora scappo, ho i piedi che sembrano due zattere dopo tutto questo cammino senza scarpe comode...
 
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mercoledì, luglio 19, 2006
Esame in arrivo
Oggi giusto una tappa al museo di Stanislaw Wispianski, e poi di nuovo a lezione... e ora, che sono le 20,32, mi aspetta un bel po' di studio: domani c'è l'esame scritto finale!
Quello orale, almeno il mio esame personale, l'ho passato poco fa: ho parlato in polacco con una cugina mai sentita prima e ci siamo messe d'accordo per la settimana prossima, quando finito il corso andrò a trovare parte della famiglia polacca (dal lato di mio nonno).

Evviva!
 
posted by Unknown at 8:35 PM | Permalink | 0 comments
martedì, luglio 18, 2006
Visita al museo di arte del XX secolo
Oggi pomeriggio sono andata al museo di arte contemporanea polacca (una mezzoretta di cammino dal dormitorio studentesco). Un museo davvero bello con alcune opere particolarmente toccanti (come la Marcia Funebre-Marsz Zalobny di Podkowinski, un'opera del 1894 o la Testa di ragazzo/Glowa chlopca di Gwodeczki, incredibilmente inquietante) e altre che mi hanno invece disturbato (quelle di Katarzyna Kozyra e Marta Deskar che erano semplicemente inquitanti e scomode senza essere attraenti). Mi ha impressionato la sezione dedicata alla Scuola di Cracovia (qui c'è un'importante Accademia delle Belle Arti). Le opere risalivano in grossa parte agli anni Settanta e mi ha impressionato il modo in cui sembrava esserci una certa omologazione a tanta parte dell'arte "occidentale" che si vede tuttora. Un senso di provocazione tout-cour, senza avere grossi contenuti da trasmettere. Non riuscivo a capire questa similarità al peggio dell'occidente quando erano ancora gli anni '70, e al tempo stesso questa mancanza di contenuti in un paese che all'epoca ne avrebbe avute di cose da denunciare... Rimarrò con questo dubbio da spiegare fino al mio ritorno a Roma probabilmente, rincuorata dal fatto che la seconda parte della stessa sala raccoglieva invece opere dello stesso periodo ma evidentemente più dense di significati (Danuta Urbanowicz era la mia preferita tra quelli).
 
posted by Unknown at 11:21 PM | Permalink | 1 comments
Ma cosa mi prende?
Che strano periodo questo. La mia seconda esperienza polacca si sta rivelando completamente diversa da quella passata. Ero venuta senza tutti quei sogni romantici che mi avevano accompagnato lungo il viaggio per Cracovia 9 anni fa, ma forse questa esperienza si sta rivelando ancora più intensa, emotivamente.
Non c'è giorno in cui non capiti una piccola cosa, non veda un piccolo particolare, non ascolti una parola o un suono, che mi commuova alle lacrime. Durante la gita sui monti Tatra, passando accanto ai piccoli paesini della Polonia rurale. Oppure al concerto per pianoforte a cui ho assistito ieri sera ( finendo in lacrime sulla Polonaise n.53 di Chopin). O ancora quando ci siamo messi a cantare alcuni canti tradizionali a lezione. O ancora quando ieri, durante la lezione di letteratura la professoressa ha fatto girare un opuscolo illegale (all'epoca in cui era stato stampato) che parlava di Katyn.

La storia di Katyn è controversa e sconosciuta ai più per motivi molto semplici: per 50 anni i russi hanno negato di avere nulla a che fare con Katyn, dicendo che era tutta colpa dei tedeschi. Nel 1940, in una zona che ora se non erro dovrebbe essere Bielorussia, l'esercito russo ha ucciso alcune migliaia di polacchi, rappresentanti dell'intelligentia polacca. Un genocidio per mano russa fatto con l'intenzione di eliminare la classe dirigente polacca e quindi annichilire la nazione polacca. Qui sono morti il mio bisnonno, padre di mia nonna, e anche altri parenti di mia nonna. Qui sarebbe dovuto morire anche mio nonno ma miracolosamente ha fatto parte di quei 120 appena che si sono salvati.
Per 50 anni i russi hanno detto che erano stati i tedeschi, i colpevoli di Katyn. Durante questo massacro avevano infatti utilizzato armi tedesche acquistate tempo prima - durante un periodo di alleanza tra i due paesi - e sulla base di queste armi avevano continuato a dire che erano stati i tedeschi.
In Polonia, ai tempi del regime sovietico, Katyn non si poteva neppure menzionare, così pubblicazioni come quella che mi è passata tra le mani ieri erano pericolosamente illegali. E mio nonno, in quanto testimone oculare, era un "personaggio scomodo". Per questo, dopo la guerra, sarà venuto in Polonia giusto un paio di volte, non di più.

Ora mio nonno non c'è più, e in ogni luogo, qui, sento una nostalgia assurda. Vedo posti che lui magari non ha neppure visto, o dove comunque non è passato per decenni e decenni e decenni, eppure tutto qui mi sembra carico di questa mancanza. Non so proprio come spiegarlo.

Nella foto un'immagina scattata durante l'intervallo del concerto dell'altra sera.
 
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lunedì, luglio 17, 2006
Delle abitudini in bagno
Questo post potrà, per alcuni, sembrare orrendo.
Anni fa, quando ai tempi dell'Erasmus, in Olanda, nel bagno del dormitorio studentesco mi sono trovata di fronte a un cartello con su scritto, in inglese, "Please use the toilet brush, it is there for a reason", mi era venuto da ridere e da arrossire al tempo stesso. Ma serviva proprio scriverlo?

Quasi 8 anni dopo, mi sono trovata a lasciare un post it nel bagno della camera e delle altre (in tutto siamo in 4 a condividere il bagno), un post it con scritto "Please use the toilet brush!!!". E ora dico: "sì, certe volte, è davvero indispensabile".
Considerando che non ero io il problema quella volta, e neppure questa - per fortuna la mamma mi ha spiegato da tempo a cosa serve lo spazzolone!!! - è giusto chiedersi quale possa essere l'elemento comune tra le due esperienze, così distaccate nel tempo e nello spazio.

Risposta all'arcano: in entrambi i casi il 50% della popolazione era statunitense. Papale papale.
Ora mi chiedo, sapranno almeno leggere?!?!?!???

PS a scanso di equivoci, c'è pure una canadese...
 
posted by Unknown at 2:55 PM | Permalink | 2 comments
sabato, luglio 15, 2006
Neppure un viaggio attorno al mondo
Da lontano posso sentirti
Senza temere che anche
Solo le parole su uno schermo
Mi facciano rimpiangere
Quello che immaginavo ci fosse tra noi.

Sarà così anche quando tornerò?
Riusciranno poche settimane di distanza
A far perdere di significato una canzone,
Un profumo?

Quanti luoghi dovrò vedere?
Quante immagini dovrà immagazzinare
La mia memoria? Quanti profumi?
Quante voci ancora, prima che io smetta
Di sentire la tua tra mille?
 
posted by Unknown at 11:07 PM | Permalink | 0 comments
Gita sui monti Tatra
L'inizio del sentiero sui monti TatraL'ultima volta (9 anni fa) ci avevano portato a Jezioro Morskie Oko, un piccolo lago non distante da un ghiacciaio, su in alto, sulle montagne sopra Zacopane. Non un sentiero, ma una strada che quando era sterrata era comunque ben battuta.
Oggi a tradimento ci hanno portato a fare un vero trekking di montagna, con un dislivello di centinaia e centinaia di metri... Il sentiero in molti tratti costeggiava un piccolo torrente che più in alto, come abbiamo visto qualche ora dopo la partenza, faceva un sprima della grande salitaalto di una 30ina di metri. Sentieri splendidi, ripidi, scivolosi in alcuni tratti, in mezzo a una foresta spesso molto fitta. Splendido.
Il tutto intervallato dai commenti imbecilli di certi americani, del tipo "ma perché visto che ci vengono i turisti qui non ci costruiscono una scala?" oppure "quando finisce questa roba che io voglio andare a fare shopping?" Oppure scelte di vita, chiamiamole così, difficilmente condivisibili, come quella della tipa che è venuta a fare il trekking con i sabot (si scrive così)??? vedi foto... (la foto è un po' mossa ma nn potevo certo chiederle di mettersi in posa!)

Certe volte questi americani mi fanno venire i brividi - per usare un eufemismo.

Poi c'è il tipo che deve sempre commentare, che deve sempre tradurre tutto per tutti, che deve sempre spiegare a tutti quello che sta succedendo. Che non capisce che il bello della montagna è il silenzio, "disturbato" solo da qualche uccellino, o dal fruscio degli alberi, fitti fitti.
E poi, almeno nelle foto, ci sono io.

 
posted by Unknown at 9:17 PM | Permalink | 0 comments
venerdì, luglio 14, 2006
Ma quanto è simpatico...
l'accento giapponese quando si parla in polacco?
In classe con me ci sono (tra le altre), una ragazza giapponese simpaticissima con cui sono uscita stasera insieme a Daria (russa). Serata ultra-piacevole, con visita in un caffé (kawiarnia) del centro dove non ho resistito a una fetta di torta ai lamponi - la mia prof di polacco dice che i lamponi polacchi sono i migliori in assoluto, e mi sa che ha ragione.
Siamo andate in questa piccola caffetteria, insomma, di nome Camelot, in una traversa di via Sw. Jana. Un locale carino, con candele su ogni tavolo e curiose sculture di legno poi colorato sui mobili che compongono l'arredo, sugli scaffali e via dicendo. Sculture ricollegabili alla tradizione montana polacca, avrei detto a prima vista, ma con un chiaro accento grottesco... purtroppo non ho fatto foto dentro al Camelot ma me le farò girare da Daria.
Per ora ecco un paio di foto di Cracovia di notte
 
posted by Unknown at 9:10 PM | Permalink | 0 comments
martedì, luglio 11, 2006
La melodia della parola scritta
Chi ha sentito parlare in polacco qualcuno, saprà che il polacco non è certo una lingua di per sé melodica come l'italiano. Eppure in queste settimane in cui sto abbinando alle lezioni di lingua mattutine, un corso pomeridiano di letteratura polacca, sto scoprendo una dimensione completamente nuova di questa lingua.

All'inizio del corso, la prof (Ewa Nowatowska, dell'università di Cracovia), aveva detto che il polacco è una lingua di poesia, piuttosto che di narrativa. Cosa intendeva dire l'ho scoperto solo col passare dei giorni, passando dalla lirica di Jan Kochanowski, e la sua "perfezione" rinascimentale, ai poemi romantici di Mickiewicz... "Litwo, ojczyzno moja".

Di solito leggiamo i testi in inglese (li legge qualche ragazza americana a mo' di lettura in chiesa...) e poi li legge in polacco la professoressa Nowatowska [seguono i commenti più o meno banali degli studenti americani - tutti universitari ma il livello è quello di un I liceo classico italiano].

Con i lamenti di Kochanowski mi sono ritrovata con le lacrime agli occhi: poche parole piene di figure aprivano una breve poesia alle dimensioni di un poema epico. E un ritmo dei versi capace di creare, in poche righe, un'empatia col personaggio da togliere il fiato.

Sarà per questo che ieri sera, in giro per il centro, mi sono trovata da Empik (l'equivalente polacco della Feltrinelli) e ho comprato 3 libri in polacco, di autori contemporanei?
Ma soprattutto, riuscirò davvero a leggerli?
 
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venerdì, luglio 07, 2006
un po' di jazz
In attesa che cominci il festival del jazz (Festival Jazzowy) qui a Cracovia la settimana prossima, sono andata ad ascoltare un po' di jazz dal vivo in uno dei tanti locali dove si suona questa musica. Il posto si chiama Jazz Club u Muniaka, e si trova in alcune vecchie cantine del XIV secolo. Ogni fine settimana suona una band che include anche Janusz Muniak, uno dei sassofonisti (sax tenore) più famosi del paese. Un jazz "tranquillo" piuttosto tradizionale, senza chiassose jam session ma pieno di melodie che ricordano qualcosa, ma cosa?

Cracovia di notte è uno splendore, una città che si tinge tutta d'oro, e in queste calde serate estive si può passeggiare tranquillamente, passando accanto ai tanti locali con i tavolini fuori, sul Rynek Gowny.
 
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giovedì, luglio 06, 2006
Finalmente al Rynek Glowny
Finalmente ho trovato l'occasione per fare un giro nel centro storico. Tra una lezione di grammatica polacca (!!!) e il corso di letteratura polacca (uno dei corsi più appassionanti mai frequentati finora visto che la prof è riuscita a trasmettere appieno quanto la storia della Polonia ne abbia influenzato la letteratura e quanto la letteratura riesca a riassumere meglio di qualunque altra cosa, inclusa la storia stessa, cosa significa essere polacchi), sono andata in centro a fare due passi attraverso il Rynek Glowny (la piazza principale, quella del mercato), Sukiennicy (piena di bancarelle di prodotti artigianali e di ambra) e il Kosciol Mariacki. Purtroppo sono arrivata solo alla fine del pezzo suonato dal trombettista sulla torre della chiesa, perciò ne parlerò meglio nei prossimi giorni e magari pubblicherò pure un filmato per far capire meglio di cosa si tratta. Per il momento, giusto un paio di foto.
 
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mercoledì, luglio 05, 2006
Avere le spalle larghe, coperte
Oggi ho scoperto che questo modo di dire in polacco ha assunto tutt'altro significato rispetto a quello italiano. Complice il regime comunista.
Avere le spalle coperte qui significava necessariamente, ai tempi del regime, che avevi qualcuno che ti faceva la raccomandazione, magari per farti trovare il lavoro.

 
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Il tifo da lontano
Un locale con maxi schermo a due passi dal dormitorio studentesco. 90% polacchi, 10% stranieri (di cui ben 4 italiani): totale 100% di tifo per l'Italia.

Mai stato così bello guardare una partita! E' proprio strano come anche una come me - che di calcio di regola non si interessa proprio - diventa tifosa quando è lontana da casa.

PS la manciata di tedeschi con bandiera germanica incrociati all'uscita del dormitorio, prima della partita, non si sono visti al ritorno...
 
posted by Unknown at 12:05 AM | Permalink | 0 comments
martedì, luglio 04, 2006
Ho internet in camera!!!!
Quante cose sono cambiate rispetto a nove anni fa, una su tutte... ho internet in camera! E' bastato attaccare un cavetto Ethernet e ora posso navigare gratis quanto mi pare!
 
posted by Unknown at 4:56 PM | Permalink | 0 comments
lunedì, luglio 03, 2006
You don’t look so old! Non sembri così vecchia!
La mia compagna di stanza ha 18 anni. Le ragazze nella stanza accanto ne hanno tra i venti e i ventidue. Una di queste, Marta, quando ha saputo che ho 28 anni (ho evitato di dire che a settembre ne compio 29...) ha esclamato con la mascella a terra:
“You don’t look so old”.

A quanto pare ne dimostro massimo 24, ma soprattutto, a quanto pare a 28 anni sei old.
 
posted by Unknown at 4:31 PM | Permalink | 0 comments
Prosze pani
Tanto per cambiare l’arrivo a Cracovia è stato alienante. Tempo tre secondi e ho dovuto mettere all’opera il poco polacco conosciuto. “Prosze pani [mi scusi signora], da che parte vado? La stazione degli autobus è da una parte, il centro città è dalla parte opposta. Ma è possibile che non c’è neppure un ufficio di informazioni turistiche dentro alla stazione centrale? Solo tanti chioschi di ostelli, e se ti azzardi a dire che il posto per dormire già ce l’hai, le ragazze non ti calcolano più, mentre l’unico ragazzo “ostellaro” che ho incontrato è stato più che gentile. (!!!)

Come la prima volta che sono venuta qui, nove anni fa, appena arrivata mi sono sentita completamente persa. Nessuno che ti sapesse dire che autobus prendere. Nove anni fa, avevo, guarda caso, rimediato un passaggio sul pulmino di uno degli ostelli. Anche allora erano quelli gli unici, veri punti di riferimento.

Dopo chilometri e chilometri a piedi, con in spalla uno zaino da 50 litri e 11 chili, uno zainetto a mo’ di marsupio e in mano la borsa del computer, sono finalmente arrivata alla fermata del tram, quella giusta. Biglietto in mano e tutto il resto. Tram n. 4, 6 fermate come aveva consigliato una signora (Prosze pani), e poi ancora un pezzo a piedi, chiedendo, di quando in quando, una rassicurazione del fatto che la strada fosse quella giusta (Prosze pani).
Alla fine, “Prosze pani” l’avrò detto una decina di volte in un’oretta appena.

Finalmente, alle 6,30 pm sono arrivata a Piast, il dormitorio studentesco dove passerò le prossime 3 settimane.
La prossima volta (se ci sarà), prendo il taxi.
 
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sabato, luglio 01, 2006
Un buon inizio
di Slawka G. Scarso

Il signor Negri, un uomo sulla settantina, sordo da cinque anni e grigio da sempre, si alzò quella mattina con le intenzioni molto chiare: avrebbe cominciato a scrivere la sua biografia.

Una volta preso il caffé, si recò nel suo studio, tirò fuori da un cassetto un quaderno vuoto con le righe grandi della quinta elementare e una penna ancora racchiusa nella sua confezione originale. Poi si sedette, sistemando la sedia ben vicina alla scrivania.

Iniziò il quaderno scrivendo il suo nome nella copertina interna, a lettere chiare, in stampatello. Sbarrò con due brevi segni, perfettamente paralleli, la riga dove occorreva indicare la classe. Scese con lo sguardo alla riga sotto, quella della materia. Fissò la riga vuota per alcuni secondi.
Si guardò attorno per un po', poi finalmente le parole affiorarono nella sua testa e contemporaneamente si impressero sulla carta.
“Un buon inizio,” scrisse.

Soddisfatto del titolo che aveva dato alla sua biografia, chiuse il quaderno e si alzò.
Una decina di minuti dopo la signora Matilde, la governante che da più di trent’anni si prendeva cura della sua casa, si affacciò nello studio vuoto. Notò subito il quaderno appena iniziato. Si avvicinò alla scrivania, aprì il quaderno e lesse il titolo alla riga della materia. Un sorriso nostalgico sbocciò sul suo viso. Lentamente, senza che lei potesse fare nulla per fermarlo. Richiuse il quaderno.

Si diresse alla finestra, poco distante dalla quale si trovava un cavalletto. Poggiata sul cavalletto una tela con su dipinti pochi tratti in un’unica tinta. Nessun altro colore sulla tela, nessuna sfumatura: solo i contorni del paesaggio fuori dalla finestra. La signora Matilde prese la tela, e se la mise sotto braccio. Piegò il cavalletto e lo prese sotto l’altro braccio.
“Tornerò a prendere anche te, tra poche settimane,” disse al quaderno.

Proseguì quindi lungo il corridoio verso il grande salone. Quando entrò si fece largo tra kit del fai da te usati una sola volta; un mucchio di creta informe; il contorno di un puzzle da 5 mila pezzi; un violino, un oboe, un trombone e un pianoforte, ciascuno suonato una volta appena; un pezzo di legno con intagliata la sagoma di un cavallo a dondolo; e almeno un migliaio di libri di cui sapeva che erano state lette solo le prime pagine.

“Un buon inizio”, sussurrò pensando al titolo del quaderno del signor Negri e sorrise rendendosi conto che quella biografia appena iniziata era l’unica opera che aveva completato.
 
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venerdì, giugno 30, 2006
Giugno
di Slawka G. Scarso

Già lo sapevo che giugno sarebbe stato così.
In una città dove ogni angolo serba gelosamente un ricordo di noi due, da schiudere a tradimento al mio passaggio, i ricordi a giugno si completano del calore avvolgente di inizio estate, del sole che picchia sull’asfalto ancora brulicante di macchine, delle canzoni estive, ogni anno diverse ma sempre uguali. E degli stessi profumi caldi di quel giugno.

Ogni attimo porta con sé un’eredità che gli avvenimenti successivi hanno reso pesante, e che si traduce in un’unica frase: un anno fa a quest’ora.

Non c’è mai stato un maggio insieme, ma un giugno sì. Pieno di sorrisi sbalorditi, di quella sensazione di incredulità che capita solo quando il destino si intromette prepotentemente nella nostra vita per portare, una volta tanto, un dono sorprendentemente dolce.

I nostri sguardi, a giugno, parlavano da soli. I nostri sorrisi lo stesso.
E dicevano sempre la stessa cosa:
“Finalmente, tu.”

Ma quel giugno è passato.
Presto, spero, passerà anche questo.
 
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Ritorno in Polonia
di Slawka G. Scarso

Stazione Termini, cuccetta fino a Vienna, prenotazione obbligatoria. I miei compagni in quel primo tratto di viaggio erano tutti giovani: Fabrizio e Guido, due romani freschi di maturità, e Wojtek, un ragazzo polacco che era venuto a Roma per imparare l’italiano.

“Io sono Slawka,” ho detto terminando il giro delle presentazioni.
“Come?” hanno risposto in coro Fabrizio e Guido mentre Wojtek accennava un sorriso di approvazione. Dopo lo shock iniziale Fabrizio ha continuato: “Di che origine è?”
Allora ho spiegato che sono metà italiana e metà polacca, ma che per motivi politici la mia famiglia polacca è quasi tutta emigrata in Inghilterra. Ho aggiunto che quella era la prima volta che andavo in Polonia.

Guido aveva lo sguardo disperato di chi si aspettava la classica origine cine-televisiva post Dallas. Senza aprire bocca ha tirato fuori i panini incartati con le pagine del vocabolario di greco che non avrebbe più usato. Meglio mangiarci sopra.

“Perché hai deciso di andare a Cracovia in treno?” mi ha chiesto Guido imbarazzato dalla reazione dell’amico.
“Con l’aereo parti, vedi qualche ora di cielo e poi sei arrivato,” ho spiegato. “Il treno invece ti dà il tempo di realizzare dove stai andando.”

Era stata proprio quella la ragione della mia scelta. Da bambina mia nonna mi aveva raccontato della Polonia che aveva dovuto lasciare a 17 anni quando l’hanno fatta salire su un treno diretto in Siberia. Non era voluta tornare nel paese in cui era cresciuta neanche dopo l’89, per non rovinarsene il ricordo. I racconti nostalgici avevano quindi sostituito le mie favole della buonanotte. Con simili premesse la paura di rimanere io stessa delusa era andata di pari passo all’impazienza di vedere la Polonia. Una preparazione graduale era indispensabile.

Nel dormiveglia, grazie anche a quella percezione disorientante del movimento che solo dormire in cuccetta sa dare, mille istantanee si sono successe nella mia mente ed altrettante sensazioni contrastanti. Non sapevo più quando stavo sognando e quando stavo immaginando per l’ennesima volta quel paese che per metà mi apparteneva.
Siamo arrivati a Vienna la mattina dopo. Io e Wojtek, abbiamo salutato Fabrizio e Guido e ci siamo messi a cercare il nostro treno per Varsavia. Peccato che del treno non c’era traccia. Dopo interminabili minuti di smarrimento fra cartelli in solo tedesco ed un poco informativo impiegato dell’ufficio informazioni, abbiamo scoperto che il treno era stato cancellato a causa delle alluvioni delle settimane precedenti e che dovevamo prendere un pullman sostitutivo fino al confine con la Repubblica Ceca.

Più tardi, guardavo la grigia periferia viennese decorata di cartelloni con mucche austriache che esortavano a bere il latte ed illuminata dal neon dei McDrive. Intanto Wojtek mi raccontava di quando da piccolo si ammalava spesso e per questo l’estate lo mandavano al mare, nelle colonie del Partito sul Baltico. Aveva deciso che dovevo approfittare di quelle ore di pullman per seguire un corso intensivo sulla vita in Polonia dalla seconda guerra mondiale in poi. Barzellette sui russi incluse. Ce n’era una che ancora ricordo.
“Che tempo è ‘ho studiato il russo’ ?” mi ha chiesto Wojtek.
“Non saprei...” ho detto io, intuendo che una risposta grammaticale era fuori luogo.
“Tempo sprecato!” ha biascicato ridendo.

Wojtek mi ha anche raccontato di come alcune persone rimpiangevano il vecchio regime. Il partito aveva sempre dato lavoro a tutti, anche dove non ce n’era l’esigenza, pur di dimostrare che non esisteva disoccupazione. Erano molte le persone che avevano un’ora di lavoro da fare al giorno ma dovevano rimanere in ufficio per altre sette o più. E adesso, per queste persone, trovare la motivazione per lavorare sul serio era estremamente complicato.

Le ore sono volate tanto erano cariche di informazioni, ma è stato proprio in quel tratto di viaggio che ho cominciato a rendermi conto delle differenze fra la sua Polonia e quella che mi avevano raccontato i miei nonni. Mi ero sempre considerata metà polacca, ma cosa avevo davvero in comune con questo ragazzo o con gli altri miei coetanei di Varsavia o Danzica? Mi ero lamentata fino ad un paio di anni prima dell’aoristo greco ma sapevo forse che cosa vuol dire essere obbligati ad imparare il russo?

Quando il pullman si è fermato in una piccola stazione al confine con la Repubblica Ceca, siamo scesi e ci siamo messi in fila per il controllo dei passaporti con una compostezza che ricordava tempi ben più cupi. Arrivato il mio turno quasi non ho dovuto aprire il libretto made in U.E.. Ci sarebbe potuta essere la foto di chiunque. A Wojtek invece, il doganiere austriaco in quella mattina di fine luglio del 1997 ha chiesto dove era stato, che cosa aveva fatto, dove aveva alloggiato e se aveva lavorato per qualcuno.

Avevamo posti in vagoni diversi e, superato il controllo dei documenti, io e Wojtek ci siamo dovuti salutare. Mi ha dato un vecchio biglietto della metropolitana con su scritto il suo numero di telefono di Varsavia. Qualora ne avessi avuto bisogno.
Stavolta i passeggeri seduti vicino a me avevano all’incirca l’età dei miei genitori: una signora viennese ed una coppia di Cracovia, i signori Kowalski. Questi ultimi, dopo aver scoperto le mie origini, erano determinati a farmi parlare a tutti i costi in polacco anche se in inglese per me sarebbe stato più facile. All’inizio l’interesse con cui chiedevano della mia famiglia mi aveva messo sulle difensive. Dopotutto fra le raccomandazioni dell’infanzia, il classico “non accettare caramelle dagli sconosciuti” era risultato sicuramente meno memorabile di “non parlare con nessuno” quando questo voleva dire proteggersi da spie onnipresenti. Con l’avanzare del treno però mi sono fatta coinvolgere dal loro entusiasmo. Dopo tutto il mio polacco era così misero che difficilmente mi sarei potuta addentrare in discorsi compromettenti. Per giunta quando parlavo, i due sorridevano dicendo che le mie frasi erano piene di vocaboli che nessuno usava più da cinquant’anni. In tutto questo tempo anche la lingua si era evoluta, e di nuovo le nozioni che avevo appreso dai miei nonni mi rendevano diversa.

Sul treno ci hanno controllato nuovamente il passaporto. Quando l’ho messo via la signora Kowalski ha cominciato a ridere.
“Faresti meglio a lasciarlo a portata di mano. Ce lo chiederanno ancora diverse volte,” ha spiegato. Ha anche aggiunto che prima, in quello stesso tratto, ad ogni controllo il treno si fermava in mezzo alla campagna e si sentivano i passi dei soldati sopra il tetto del treno ed il bussare di altri sotto, per controllare che non ci fossero clandestini.

Finalmente il signor Kowalski guardando fuori dal finestrino mi ha detto orgoglioso:
“Ecco, siamo arrivati in Polonia”.
Guardando fuori dal finestrino ho notato le sagome in controluce delle fabbriche e dei loro fumi scuri, stagliarsi contro il paesaggio boschivo. Ed una serie inconsueta di Fiat 126 lungo le strade alberate che correvano parallele alla ferrovia. Ne avrò contate una decina in pochi minuti.

Ero delusa dalla vista di quella Polonia? Certo non corrispondeva alle descrizioni di mia nonna, ma quello che prevaleva in me, man mano che ci avvicinavamo a Cracovia, non era la delusione del confronto con i racconti della buonanotte. Sentivo piuttosto una netta estraneità rispetto ai polacchi, che per giunta si aggiungeva a quella nei confronti degli italiani “al cento per cento” alla quale mi ero faticosamente abituata. Il viaggio in treno insomma, contrariamente a quanto avevo sperato, non era riuscito affatto a prepararmi a muovere i miei primi passi polacchi. Come avrei resistito in quel paese per un mese intero?

Scesa dal treno ho salutato i signori Kowalski e mi sono incamminata verso la fermata del tram diretto al dormitorio universitario di Piast, dove dovevo alloggiare. Alla fermata, una ragazza bionda cercava qualcosa nello zaino appoggiato alla pensilina. Quando sono arrivata ha alzato lo sguardo e abbiamo subito notato che avevamo gli zaini quasi identici.

“Vai a Piast?” mi ha chiesto in inglese. Ho annuito e dentro di me ho sorriso nel notare che le prime parole che mi erano state rivolte appena arrivata a Cracovia, malgrado il corso di polacco di sopravvivenza di mia madre e quello intensivo dei Kowalski, fossero state in inglese.

Durante il tragitto in tram, fra le mille deviazioni causa lavori in corso, ho scoperto che Malgorzata, così si chiamava la mia nuova compagna di viaggio, era venuta in aereo da Toronto passando per Varsavia. I suoi genitori, entrambi polacchi, si erano trasferiti in Canada all’inizio degli anni Settanta, un paio di anni prima che lei nascesse.

Al dormitorio, mentre aspettavamo di registrarci fra i nuovi arrivi, abbiamo sbirciato fra le mappe di Cracovia ed i depliant delle gite da fare a Wieliczka e sui monti Tatra disposti sul bancone della reception. C’erano anche alcune cartoline in vendita. Una di queste raffigurava una bambina con un vestito tradizionale, con il gilè nero arricchito da ricami floreali e bordi rossi.

“Quando ero piccola avevo un vestito simile a quello,” mi ha detto Malgorzata indicando la cartolina.
“Anch’io,” le ho risposto sorpresa.

E’ stato allora che ho capito. Forse non avevo molto in comune con i miei coetanei polacchi, ma ero parte di un gruppo eterogeneo ben più ampio. Un gruppo formato da canadesi, inglesi, americani, italiani e così via, tutti con un pizzico di Polonia nel sangue, che come me si erano ripetutamente interrogati sulla propria nazionalità.

E quell’estate, in Polonia, abbiamo scoperto di formare una nazione tutta nostra, priva di confini fisici e nella quale gli elementi che ci accomunavano erano pochissimi ma pieni di significato: l’origine polacca di uno o entrambi i genitori, quel modo diverso di passare la Vigilia di Natale, con dodici portate quanti sono gli apostoli e l’ostia non consacrata da scambiarsi all’inizio della cena, e magari un nome che nei nostri rispettivi paesi, quelli che alla fine erano casa, nessuno capiva.

Gennaio 2004
 
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venerdì, giugno 16, 2006
Verrà
di Slawka G. Scarso

Verrà
il giorno in cui
solo alcune cose
mi ricorderanno
di lui.
 
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giovedì, giugno 15, 2006
Il cuore
di Slawka G. Scarso

Il cuore è un muscolo strano, diverso.

Il cuore non è un muscolo infrangibile, ma si può riparare. Quando si rompe qualcosa, con il tempo dicono che il dolore passa. Con il tempo e con un by-pass. Così si può evitare di passare sempre attraverso il ricordo di ciò che ce l'ha fatto rompere. Il ricordo resta nel cuore, la cicatrice nel muscolo, ma almeno con un by-pass si può aggirare l'ostacolo.

Il mio cuore in questo periodo vola basso. All'altezza del tubo di scappamento delle macchine, del carrello del supermercato, di una panchina sotto il sole. Ogni tanto incappa in un tombino. Strapiomba.

Il mio by-pass non è ancora arrivato.
 
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lunedì, giugno 05, 2006
Operatore assistenziale multifunzionale vigilante
di Slawka G. Scarso

Girarsi i pollici non è poi così semplice come uno possa pensare. O meglio, in realtà esistono molte tecniche, molte varianti dello stesso esercizio che uno spesso trascura. Ad esempio si può invertire il verso in cui far girare i pollici. Oppure, meno banalmente, fare tre giri, fermarsi, contare fino a dieci e ricominciare. Si può contare quanti giri si fa in un minuto. O ancora, e questo è l’esercizio più difficile di tutti, si può girare un pollice solo e tenere immobile l’altro. Per riuscire a fare questo esercizio ci vogliono anni di pratica. Ma tanto il tempo non manca. La disoccupazione è anche questo.

Il sindacato dice che il lavoro è diminuito da quando ci hanno cambiato nome. Tutta questa moda per i termini “operatore ecologico” e simili, quello che in inglese viene definito politically correct language, ha fatto sì che la gente non ci assume più. Dicono che ci vuole troppo tempo a dire “operatore assistenziale multifunzionale vigilante”, e la gente ora, si sa, va sempre troppo di fretta. Figuriamoci se vuole sprecare minuti preziosi a pronunciare queste parole. Alcuni sindacalisti hanno persino proposto di utilizzare una sigla, OAMV, ma era troppo difficile da pronunciare ed il risultato è stato addirittura un crollo ulteriore.

Secondo me questo problema invece è banalmente legato all’abbassamento della natalità. Alla cosiddetta crescita zero. Se non nascono più bambini, come facciamo a lavorare?

Ricordo i bei tempi quando il lavoro non mancava. Gli stratagemmi che trovavo per comprare il gelato ai bambini. O ancora quelli che dovevo escogitare per togliere il minestrone dal menù. O quando li accompagnavo al parco giochi e spingevo l’altalena. Quanto ci divertivamo insieme! A volte ridevamo fino alle lacrime. Ricordo persino quando mi chiedevano di guardarli al mare, mentre facevano le capriole o le verticali in acqua che a malapena si vedevano i polpacci. E ricordo quando nelle notti fredde facevo nevicare così che il giorno dopo non dovevano andare a scuola. Solo che alle volte non mi riusciva bene, del resto non sono mica onnipotente, e con le prime ore della mattina la neve si scioglieva comunque, o magari non attaccava proprio, e allora dovevano andare a scuola. Ma erano felici lo stesso. Eh già, perché bastava che avessi fatto nevicare per poco.

Adesso non è più così. Il telefono non squilla mai. Abbiamo persino messo la connessione ad internet per la posta elettronica – visti i tempi purtroppo non ci è concesso di navigare perché la direzione vorrebbe contenere i costi. Similmente ci hanno dato dei telefoni cellulari (come se ci spostassimo mai da questi cubicoli bianchi) che possono solo ricevere telefonate. Tutto questo nella speranza che adattandoci ai nuovi modi di comunicare le richieste di servizi sarebbero aumentate. Ma nulla. La batteria del mio cellulare resta carica per mesi, tanto non viene mai utilizzata. E la mia casella di posta elettronica è fissa su “Nessun nuovo messaggio”.

No, la soluzione è un’altra. Dobbiamo cominciare a promuovere i nostri servizi in modo diverso. Perché, diciamoci la verità, ci siamo un po’ adagiati sugli allori. Insomma, ci è sempre andato bene che i nostri servizi fossero dedicati solo ai bambini, perché tanto di famiglie con sei, otto figli ce n’erano in abbondanza. Ma ora che la media è di 1,3 bambini circa a famiglia, dobbiamo adottare una strategia diversa e partire da quel vecchio proverbio, necessità fa virtù. Dobbiamo ricordare a tutti che anche da grandi possono avere bisogno dei nostri servizi. Non solo, che siamo tipi abbastanza eclettici da poterli aiutare in ogni settore. Problemi sul lavoro? Ci pensiamo noi! Problemi in amore? Siamo a disposizione 24 ore su 24. Potremmo fare così tanto per dare una mano, se non per risolvere completamente i loro problemi. Dopo tutto la neve certe volte si scioglie subito, ma la facciamo comunque cadere, no? E magari un primo passo per riuscire in questa nuova missione sarebbe quello di tornare al nostro vecchio nome. Angeli custodi.
 
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domenica, giugno 04, 2006
Pane croccante
Pane croccante
Pomodori succosi
Pranzo d’estate
 
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venerdì, giugno 02, 2006
Tutto torna
Il piede affonda appena sulla banchina del 38 a Piazza dei Cinquecento. In cielo neppure una nuvola, nessun segno che possa indurre a pensare che abbia piovuto. Ma lo starnazzare minaccioso di stormi hitchcockiani nascosti (per così dire) tra gli alberi e l’odore acre del guano fanno rimpiangere l’ombrello lasciato a casa.

Cerco di puntare dove l’asfalto si vede ancora e, balzo dopo balzo, mi dirigo verso la stazione Termini, insieme al resto del branco di antilopi saltanti.

Varcate le grandi porte mi faccio strada in mezzo alla folla. Mi insinuo fra comitive di turisti smarriti e li sorpasso, con salti olimpionici scavalco zaini enormi che hanno attraversato l’Atlantico e già visto mezza Europa, serpeggio fra i pendolari decelerati che sanno di aver perso il treno, infine devio con uno zigzag un paio di malintenzionati che tentano di placcarmi. Il tutto nell’indispensabile apnea che segue una giornata che è stata per tutti di lavoro sudato, letteralmente.

E ci siamo. Davanti a me, e ad un centinaio di altre persone, l’enorme tabellone delle partenze. Le caselle cominciano a ruotare all’impazzata e appare un treno per Napoli – in molti collezionano le loro cose e si dirigono verso il binario 7. Nel frattempo altri viaggiatori si uniscono a noi. Per qualche minuto le caselle restano immobili. L’attesa cresce, poi di nuovo girano ed ecco che un altro gruppo, stavolta più sparuto, si allontana facendo posto ai nuovi arrivati.

Improvvisamente la voce metallica dagli altoparlanti annuncia che “il treno per Albano Laziale è in partenza dal binario 24”. Solo allora mi accorgo che in un angolo del tabellone il mio treno è già indicato. L’avevo forse rimosso? Forse il cervello aveva rifiutato di recepire quell’informazione? Possibile, perché chiunque ha preso un treno per i Castelli Romani sa che il binario 24 è ai cosiddetti “Laziali” e soprattutto sa che è così lontano che di fatto è un’altra stazione. Una succursale di Termini. Non solo, se la voce ha detto che il treno è in partenza significa che ho meno di cinque minuti per salire a bordo. Non resta che tirar fuori la divisa da donna bionica.

Scavalco qualche passante attempato. Schizzo via davanti alla polizia ferroviaria come un borseggiatore tallonato. Evito per poco una crisi alimentare quando manco un carrello con panini e bevande destinato ad un Eurostar. Finalmente arrivo davanti al deposito dei bagagli, lì dove inizia quel marciapiede che corre a perdita d’occhio fino ai “Laziali”. Catapultata in un esercizio di prospettiva, mi preparo a lanciarmi verso il punto di fuga.

Stavolta il binario è sgombro, o quasi. Biglietto da vidimare già in mano. Posizione aerodinamica. Schiena bassa. Testa in linea con le spalle. Braccia piegate, serrate lungo i fianchi. Parto.

Dopo cinquanta metri, con falcata sgraziata ma efficace, supero un paio di pendolari. Piegati su se stessi cercano di riprendere fiato. E’ inutile. Passeranno qui la notte. Sghignazzo senza pietà. Ma poco. O mancherà il fiato anche a me. L’importante è che mi vedano mentre rido di loro.

Continuo a correre. Lo sguardo è fisso sull’orologio nero appeso ad una colonna.

Altri cento metri. Annaspo. Un pugno alla milza. Un altro ancora. Ma potevo iscrivermi in palestra? Mi raggiunge un carrello snodabile pieno di bagagli e lo guardo mentre mi passa davanti. In confronto, sto correndo su un tapis-roulant. Se ne accorgono anche i due uomini arancione a bordo che ridono di me. Meschini. Tutto torna. Ma forse li hanno mandati i due pendolari piegati. Tutto torna davvero. Mi pento, ma non mi fermo. Non ora. La mia milza sarà pure un pallone, ma il punto di fuga è sempre più vicino. Il biglietto pronto da vidimare sta ormai stingendo nella mano sudata. Rallento un poco, me lo posso permettere, sono quasi arrivata, lo faccio solo per questo. Altrimenti potrei andare avanti così per ore.

Gli ultimi metri sono i più difficili. Psicologicamente, è chiaro. Mi sembra di vedere le porte che si chiudono davanti a me. Le visualizzo. Per un attimo la fantasia diventa realtà. Ma ce la faccio. Timbro il biglietto e salgo sul treno.

Riprendo fiato, con dignità. Tutti mi guardano ma so che presto il rossore acceso sulla faccia si stempererà e intanto mi siedo. Poi la voce metallica dagli altoparlanti annuncia:

“Siamo spiacenti di informare i signori viaggiatori che a causa di un guasto improvviso sulla linea per Ciampino il treno diretto ad Albano Laziale subirà un ritardo di circa 30 minuti.”

Tiro fuori un libro e comincio a leggere facendo finta di nulla. Cinque minuti dopo i due pendolari piegati, rosati e riposati si siedono davanti a me.

Slawka G. Scarso
 
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Ode a tre puntini
In fila indiana,
la terzina si insinua
dove è più comodo allo scrittore.

Tre puntini,
Abusati più di un punto esclamativo,
Licenza poetica per chi non ha sufficienti parole,
Bavaglio per chi ha paura di dire troppo.

Ossigeno per chi deve riprendere fiato,
Limbo per chi si ostina ad interpretarli
Sperando che fra un punto e l’altro
Siano rimasti in sospeso i pensieri
Che vorrebbe sentirsi dedicare,

Tentando di dimenticare che
Visti di profilo,
Sono colonne portanti di un discorso,
Visti dall’alto,
Nient’altro che tre puntini...

Dicembre 2003
 
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